
Nella società in cui viviamo, essere “diversi” è spesso sinonimo d’isolamento.
Capita anche a quei bambini che hanno problemi nell’apprendimento e nel parlare, ritenuti troppo spesso e, erroneamente, ritardati.
Li chiamano dislessici o, in termini medici, affetti da DSA: Disturbo Specifico dell’Apprendimento!
Purtroppo, in Italia, la dislessia è ancora vissuta come un tabù, nonostante una buona percentuale della popolazione scolastica della scuola primaria sia affetta da tale problema.
- Ma è bene puntualizzare subito, che la dislessia non è causata da un deficit d’intelligenza, né tanto meno da problemi neurologici.
Eppure, i bambini dislessici sono ancora visti come… “diversi”.
Allora voglio invitarti a leggere i nomi delle persone che seguono:
- Leonardo Da Vinci,
- Whoopi Goldberg,
- Robin Williams,
- Richard Branson (miliardario e fondatore della Virgin),
- John Fitzgerald Kennedy,
- Agata Christie,
- Albert Einstein,
- Anthony Hopkins,
- Pablo Picasso,
- John Lennon,
- Cher,
- Nicholas Negroponte (guru informatico),
- Magic Johnson (giocatore di pallacanestro),
- Henry Winkler (il Fonzie di Happy Days),
- Mark Twain,
- Tom Cruise,
- e tanti altri.

Sai che cosa avevano in comune tutte queste persone famose?
Semplice: a scuola erano dislessici, avevano problemi a leggere e scrivere.
La dislessia accomuna molte persone famose.
Come hai potuto leggere, ci sono i nomi d’importanti attori, cantanti, scienziati, imprenditori, scrittori, ecc.
Come se fosse una sorta di caratteristica genetica.
Quando ho letto l’elenco (e posso garantirti che è veramente lungo), mi sono meravigliato di trovarvi persone come Einstein o Negroponte. Il primo, forse il più grande scienziato che abbia mai avuto l’umanità, il secondo, semplicemente un genio dell’informatica.
Eppure, loro due, così come i vari Branson, Lennon, Picasso, Kennedy, ecc., hanno battuto la dislessia e sono diventati degli esempi per il genere umano.
- I dislessici, pur avendo dei limiti nella lettura e scrittura, hanno una spiccata capacità di usare il “pensiero laterale”, quello comandato dall’emisfero destro. Forse è proprio quest’aspetto che fa di loro, dei geni.
La grande fantasia e la capacità di sviluppare il pensiero visivo, permette loro di eccellere in tutti i campi in cui si cimentano.
Insomma, chi ha affermato che un handicap debba per forza restare un handicap?
La storia di questi uomini e di queste donne, dimostra chiaramente che la volontà, può fare la differenza, anche di fronte ad un handicap come la dislessia.

I dislessici sono circa il 5% della popolazione mondiale (dati di qualche anno fa).
In Italia, si calcola che siano più di un milione, e tre casi su quattro, sono un problema maschile.
Se sei un genitore e temi che tuo figlio sia dislessico, prima di preoccuparti, ricorda: spesso, essere ultimi in classe, non significa proprio nulla. Quello che conta, che conta veramente, è essere primi nella vita.
E i dislessici l’hanno dimostrato molte volte.
Un abbraccio.
Giancarlo Fornei
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